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Collaboration with an airB&B of Milano

"My Art in your Home"

from april 2023


"Sport" di Yaroslav Gamolko


Asta a sostegno di Fondazione Laureus Italia Onlus

September 2022


Il premio



Titolo: " SPORT"

Dimensioni: 116 x 89 cm

Tecnica: collage, vernice e resina su pannello

Valore: 1.000€

Descrizione: il tema dell’opera è lo sport durante il periodo della pandemia, dove all’interno ci sono frammenti della storia dello sport risalente al 2020 e 2021 in concomitanza con lo slittamento delle Olimpiadi di Tokyo, che diventano la protagonista dell’opera. All’interno della quale ci sono dei riferimenti in giapponese che ci rimandano al titolo dell’ opera stessa, e diversi protagonisti atleti che hanno fatto del loro meglio in questa competizione.

Donato da

Yaroslav Gamolko


La causa

Dal 2005, Laureus Italia sviluppa e sostiene numerosi progetti rivolti a minori che vivono in realtà di forte deprivazione socio-economica, aiutandoli a sentirsi parte di una comunità. La Fondazione collabora con più di 70 realtà territoriali e coinvolge oltre 30 Ambassador, campioni dello sport e non solo. Oltre al supporto dei minori in difficoltà, la Fondazione Laureus Italia Onlus si rivolge anche ad allenatori, educatori e insegnanti attraverso percorsi formativi.

La Fondazione Laureus, infatti, utilizza lo sport come strumento di inclusione e contrasto della povertà educativa per accompagnare i minori nel loro percorso di crescita. Le attività hanno luogo nelle periferie delle città italiane tra cui Milano, Roma, Genova, Napoli, Catania, Palermo e Torino e coinvolgono e supportano oltre 3000 bambini nella pratica di 20 diverse attività sportive, tra le quali calcio, basket, surf, judo e molte altre.

Sito web




“Disinformazione in persona”, tre giorni di performace dell’artista Yaroslav Gamolko con Jack & Jones in Strada Nuova, May 2022


“Fin da quando ero bambino son venuto qua per gli acquisti. Casualmente, prima di partire per la Biennale di Venezia, sono tornato per comprarmi una giacca e chiacchierando con il responsabile del negozio, in pochi minuti, senza neanche accorgermene, avevamo già creato una collaborazione.”

Così il giovane artista bielorusso Yaroslav Gamolko, 27 anni, racconta come è partita l’idea per la performance di tre giorni che si è tenuta il 20, 21 e 22 Maggio dentro e fuori i locali del noto negozio di abbigliamento Jack & Jones, in Strada Nuova a Pavia .


Tra le opere esposte e realizzate durante questa patnership la più importante e degna di nota è senza dubbio “Disinformaizone in persona” che ha attirato l’attenzione di tutti i passanti ma sopratutto suscitato domande e curiosità.


” Questo manichino rappresenta tutte le informazioni che abbiamo letto o visto dai mass media in questo periodo, o comunque nella nostra vita, assimilate all’interno della persona ed intraviste su di essa come fossero tatuaggi, perché comunque ci rimangono dentro in un qualche modo, non riusciamo a far rimbalzare tutto. Io l’ho solo messe in luce. E l’oro, che rappresenta il più nobile dei materiali, ne simboleggia l’eternità.”


L’installazione “Disinformation” di Yaroslav Gamolko allo Spazio Thetis di Venezia: ecco tutte le informazioni utili


Spazio Thetis, luogo di promozione e d’incontro tra artisti contemporanei ubicato nell’ Arsenale di Venezia, è lieto di presentare DISINFORMATION, la nuova scultura dell’artista Yaroslav Gamolko, che entrerà a far parte della sua collezione permanente grazie alla generosa donazione da parte dell’Artista.

Il titolo dell’opera, Disinformation, prende spunto dal periodo di pandemia che abbiamo vissuto durante questi ultimi due anni. Il tema della disinformazione viene interpretato dall’Artista attraverso il “Ready – Made” di Marcel Duchamp, in chiave Dadaista.
Su un piedistallo in ferro è posizionato uno sgabello ribaltato con sopra un sacco di plastica e al suo interno ritagli di quotidiani del periodo giugno – luglio 2021, che ponevano un forte accento sulla “lotta al Covid“ e su quella alle grandi Navi in laguna. Disinformation rappresenta una denuncia del caos e dello spaesamento provocato nelle persone dalla pandemia, anche a causa delle informazioni discordanti che giungevano dai Governi Nazionali, che si sono trovati in difficoltà nel dover affrontare una situazione nuova, sconosciuta e dai risvolti inaspettati.

DISINFORMATION
di YAROSLAV GAMOLKO

www.gamolkoart.eu

DOVE
Spazio Thetis, Arsenale Novissimo – Venezia VE
Vaporetto linea 4.1- 4.2 – 5.1- 5.2 Fermata: Bacini

ORARI DI VISITA 
Da martedì a domenica dalle 10 alle 18

PRODUZIONE e ORGANIZZAZIONE
Spazio Thetis



PERFORMANCE GALLERIA ITINERARTE, april 2022

"STOP WAR"


GUERRA IN UKRAINA , IMPEGNO DI SOLIDARIETA' E OPERAZIONE BENEFICA CON UN'OPERA D'ARTE INTITOLATA "UKRAINE", february 2022


" GRANDANGOLO " mostra fotografica di Paolo Torres

January 2022


MFW 2021

In compagnia di Sebastien Joundeau e Silvia Fendi Venturini.


Venice 2021

Не BELARUS кий


How will we live together?

 


The exhibition project of Yaroslav Gamolko's own works, alias Andy Bonaparte, includes the exhibition of a series of tables on which the artist has assembled newspaper clippings, following an informal style and using techniques typical of POP ART and Futurism (dripping, collages, resins, fluorescent paints and illuminated diodes). Strongly influenced by the figures of Andy Wahrol and Napoleon Bonaparte, the artist, graduated from the Brera Academy in Milan, borrows from these two historical characters different characteristic traits, as well as the name of the first and the surname of the other, merging them into one pseudonym with which he was baptized.


The iconicity of the language, which comes from Russian culture and the super-dominism of the great French leader, nourishes the moral structure of this artistic project, aimed at affirming the superiority of art, understood as a saving experience, which sanctions the victory of painting over the manipulation of individual freedoms by the media during the Lockdown.


Strongly tested by the first experience of seclusion, which he defines as a real imprisonment (covid 19 Lombardy prison) is saved thanks to a daily mis-en abyme of the pandemic, cutting out newspapers and destroying them to eviscerate a magical reality that is more subjectively genuine than that outlined by the objective voice of power: the shamanic experience typical of visionaries, thus underlining how the Babelic glossolalia of the different voices of journalists, which overlap, generating an indistinct buzz that cancels itself out, is a an artful and confused form of information, which hides reality instead of explaining it.


It is for this reason that the artistic experience is freed in the cathartic expression of the representation of this confusion, in the form of an exhibition of tables that take shape in the labyrinthine topography of the geographical maps, whose impassable boundaries are marked by the same words, which prevent the movement. The artist therefore finds, like a post-modern Opicino de 'Canistris, his freedom of expression in the incarnation of the political shapes of the regions and cities: an incarnation of the asphyxiated reality lived in the cloister of his own painting studio.


Subsequently the artist is infected by Covid and goes through a long quarantine, again isolated in his studio, where he produces new circular panels according to a ritual repetition that feeds on information, serial panels of a polyptych that are added to the first, already exhibited at Villa Racagni and in an exhibition in their town of residence, Casorate Primo. Visionarity is also emphasized by the collaboration with the poet Alexandru Macovei, who in a performance characterized by intense rhythmicity, reads his own poetic compositions, another seal of the superiority of art - this arctic time - over information.

The landing in Venice represents the victory of art over the infodemic and demonstrates how unlike the waste paper of newspapers, which are reprocessed in the chain of recovery and differentiation of waste, art crystallizes the snapshots of reality, obtained through the meticulous decomposition of the pages, destined to lose their meaning as we move away from the pestilential shadows, but also to make these panels more and more precious fragments of history over time.



Выставочный проект собственных работ Ярослава Гамолко, известного под псевдонимом Энди Бонапарт, включает в себя выставку серии столов, на которых художник собрал вырезки из газет, следуя неформальному стилю и используя приемы, характерные для POP ART и футуризма ( коллажи, смолы и т. флуоресцентные краски и светодиоды). Находясь под сильным влиянием фигур Энди Ворхола и Наполеона Бонапарта, художник, окончивший Академию Брера в Милане, заимствует у этих двух исторических персонажей разные характерные черты, а также имя первого и фамилию другого, объединяя их. на один псевдоним, которым он был крещен.


Символичность языка, проистекающая из русской культуры и сверхдоминизма великого французского лидера, питает моральную структуру этого художественного проекта, направленного на утверждение превосходства искусства, понимаемого как спасительный опыт, санкционирующий победу закрашивание инфодемии и манипулирование индивидуальными свободами со стороны СМИ во время изоляции. Сильно испытанный первым опытом уединения, который он определяет как настоящее тюремное заключение (тюрьма covid 19 в Ломбардии), спасается благодаря ежедневной мизансцене пандемии, вырезанию газет и их уничтожению, чтобы стереть более субъективную магическую реальность. подлинным, чем то, что обрисовано в общих чертах объективным голосом силы: шаманский опыт, типичный для вати и визионеров, тем самым подчеркивая, как вавилонская глоссолалия различных голосов журналистов, которые накладываются друг на друга, порождая нечеткий шум, который нейтрализует сам себя, является искусным и искусным. запутанная форма информации, которая скрывает реальность, а не объясняет ее.


Именно по этой причине художественный опыт освобождается в катарсическом выражении репрезентации этого беспорядка в виде выставки таблиц, конкретизированных в лабиринтной топографии географических карт, непроходимые границы которых отмечены теми же самыми слова, мешающие движению. Таким образом, художник находит, подобно постмодернистскому Opicino de 'Canistris, свою выразительную свободу в воплощении политических форм регионов и городов: воплощение задушенной реальности, живущей в монастыре его собственной живописной студии. Впоследствии художник заражен Covid и проходит длительный карантин, снова изолирован в своей студии, где он производит новые круглые панели в соответствии с ритуальным повторением, которое питается информацией, серийные панели полиптиха, которые добавляются к первым, уже выставлялись на вилле Раканьи и на выставке в их городе проживания, Казорате Примо.


Визионерство также подчеркивается сотрудничеством с поэтом Александру Маковей, который в спектакле, характеризующемся интенсивной ритмичностью, читает свои собственные поэтические произведения, что является еще одной печатью превосходства искусства - этого арктического времени - над информацией. Посадка в Венеции представляет собой победу искусства над инфодемией и демонстрирует, как в отличие от макулатуры газет, которые перерабатываются в цепочке утилизации и дифференциации отходов, искусство кристаллизует снимки реальности, полученные путем тщательной декомпозиции страниц. терять свое значение по мере того, как мы удаляемся от пагубных теней, но также делать эти панели все более и более ценными фрагментами истории с течением времени.
                                                                                                                                         Мауро Ди Вито (2021)



Il progetto di esposizione delle proprie opere di Yaroslav Gamolko, alias Andy Bonaparte, prevede la mostra di una serie di tavole sulle quali l’artista ha assemblato ritagli di giornale, seguendo uno stile informale e utilizzando tecniche tipiche di POP ART e Futurismo (dripping, collage, resine, vernici fluorescenti e diodi illuminati). Fortemente influenzato dalle figure di Andy Wahrol e di Napoleone Bonaparte, l’artista, diplomato all’Accademia di Brera a Milano, mutua da questi due personaggi storici diversi tratti caratteristici, oltre che il nome del primo e il cognome dell’altro fondendoli in uno pseudonimo con il quale si è battezzato.


L’iconicità del linguaggio, che nasce dalla cultura russa e il superominismo del grande condottiero francese nutrono la struttura morale di questo progetto artistico, finalizzato ad affermare la superiorità dell’ arte, intesa come esperienza salvifica, che sancisce la vittoria della pittura sulla infodemia e la manipolazione delle libertà individuali da parte degli organi di comunicazione di massa, durante il Lockdown. Fortemente provato dalla prima esperienza di clausura, che egli definisce come una vera e propria prigionia (covid 19 Lombardy prison) si salva grazie a una quotidiana mise en abyme della pandemia, ritagliando i quotidiani e distruggendoli per eviscerarne una realtà magica che sia più soggettivamente genuina di quella delineata dalla voce oggettiva del potere: l’esperienza sciamanica tipica dei vati e dei visionari, in tal modo sottolineando come la glossolalia babelica delle diverse voci dei giornalisti, che si sovrappongono generando un brusio indistinto che si annulla in se stesso, sia una forma di informazione artata e confusa, che nasconde la realtà invece di spiegarla.


È per questa ragione che l’esperienza artistica si libera nell’espressione catartica della rappresentazione di questa confusione, sottoforma di un’ostensione di tavole che si concretizzano nella labirintica topografia delle carte geografiche, i cui confini invalicabili sono segnati dalle stesse parole, che impediscono il movimento. L’artista trova quindi, come un Opicino de’ Canistris post-moderno, la propria libertà espressiva nella incarnazione delle sagome politiche delle regioni e delle città: una incarnazione della realtà asfittica vissuta nella clausura del proprio studio di pittura. Successivamente l’artista viene contagiato dal Covid e sconta una lunga quarantena, nuovamente isolato nel suo studio, dove produce nuovi pannelli circolari secondo una ripetizione rituale che si nutre dell’informazione, pannelli seriali di un polittico che si aggiungono al primo, già esposto a Villa Racagni e in una mostra nel proprio comune di residenza, Casorate Primo.


 La visionarietà è enfatizzata anche dalla collaborazione con il poeta Alexandru Macovei, che in una performance caratterozzata da un’intensa ritmicità, legge le priprie composizioni poetiche, altro suggello della superiorità dell’arte -questa volta portica- sull’informazione. L’approdo a Venezia rappresenta la vittoria dell’arte sull’infodemia e dimostra come a differenza della carta straccia dei giornali, che vengono riprocessati nella catena di recupero e differenziazione dei rifiuti, l’arte cristallizzi le istantanee della realtà, ottenute attraverso la minuziosa scomposizione delle pagine, destinate a perdere di senso man mano che ci allontaniamo dalle ombre pestilenziali, ma anche a rendere col tempo questi pannelli sempre più preziosi frammenti di storia.
                                                                                                                                            Mauro Di Vito (2021)           



“ LOMBARDY PRISON COVID – 2020 “


Dalle Cantine di Villa Racagni al Municipio del Comune di Casorate Primo.


Completamente vuota, con una volta a botte, questa stanza è la prima della cantina, che corrisponde allo studio-ambulatorio e alla bomboniera. Già utilizzata come galleria d’arte e spazio espositivo per la mostra “Hypogeum” di Aris Marakis, è illuminata e areata da una bocca di lupo che si affaccia sul lato nord. Il pavimento in cotto è su mio disegno, ispirato a modelli cistercensi, mentre la volta ha due inserti di archi a sesto acuto. Un tempo utilizzate come prigioni, le cantine di Villa Racagni erano state un importante tassello del sistema penitenziario napoleonico, durante la Battaglia di Montebello. Non è quindi casuale che io abbia scelto questa zona della casa per esporre questo magnifico lavoro di Yaroslav Gamolko, artista italiano-bielorusso diplomato a Brera assai recentemente con una tesi sulla riqualificazione di uno spazio verde urbano a Casorate.


L’opera ha il titolo di “Lombardy Prison Covid- 2020”, ed è realizzata con tecniche miste su supporto ligneo circolare di 180 cm. di diametro.


Yaroslav Gamolko, costretto dalla pandemia, smette di lavorare nell’organizzazione di banchetti nuziali e chiede il piano d’appoggio circolare di un tavolo al suo superiore. Grazie a una profonda sensibilità precorre i tempi e vestendosi con una tuta bianca, una mascherina e dispositivi di protezione individuale va a comprare il quotidiano in edicola nei giorni che anticipano il lockdown, ritaglia i titoli e li usa come i tasselli di un collage, che alla fine dell’emergenza svelerà la loro inconsistenza e sancisce la superiorità dell’arte sulla comunicazione di massa. Il travestimento istiga l’ironia dei suoi concittadini, che vengono smentiti da un tragico confinamento al quale tutti noi siamo stati costretti con misure di limitazione della libertà personale senza precedenti.


È il momento per un artista di approfittare del confinamento, così Yaroslav compone un collage con le parole dei giornalisti, tratteggiando, sul grande tavolo rotondo, i confini della Lombardia, la regione più colpita dalla patocenosi covidica.


Grazie a un assiduo atto di composizione facilitato dalla scelta eremitica di lavorare nel suo atelier per tutto il tempo della prigionia, l’artista ha assemblato i ritagli lungo gli assi dendritici di un dinamogramma, riportando la sagoma soggiacente a somigliare ai confini della Lombardia, regione-prigione. Il profilo circolare del dipinto, successivamente pasticciato da schizzi informali di vernici fluorescenti è stato locupletato da un sistema di diodi emettenti luce colorata e variabile (Light-Emitting Diodes) che ne enfatizza la struttura, trasformandolo in una sfera, come il contorno del sole quando va in eclissi totale, richiamando il momento di oscuramento dovuto al virus, ma anche il pianeta terra, che contiene la luce e diventa un involucro di protezione, infine, come il virus all’interno di una cellula attua processi dinamici che testimoniano la lotta e il percorso dell’artista per la propria libertà espressiva, così l’artista agisce sul supporto lasciando una traccia del suo sofferto processo di elaborazione del dilagare della pestilenza.


Un lavoro maturo, che non si esime dall’espressionismo, declinandolo secondo la retorica dello sputazzo, principale veicolo di diffusione del virus stesso. Anche il diametro di 180 cm è la misura massima del raggio di azione del contagio. Su questa tavola, cruentata dalle vite svanite delle vittime, sibaritica mensa, i regnanti hanno giocato e pasteggiato con il nostro destino, scortati dalla comunicazione che ha i colori del rosso e del verde, altamente simbolici. L’opera è esposta per le prossime due settimane nell’Ipogeo di Villa Racagni ed è visitabile su appuntamento.


Oggi si è presentato il primo visitatore della mia Home Gallery, per prendere visione dell’opera multimediale di Yaroslav Gamolko, atmosfere cilestrine per Filippo Pozzi, che ha inaugurato la lista dei fruitori di questo complesso dispositivo foto-pittorico. Il dipinto ha infatti tre livelli di lettura e va letto nell’oscurità della stanza ipogea. Il primo livello è il grado zero della pittura, cioè la stesura dei colori, delle resine e dei ritagli di giornale con i titoli sulla pandemia, sapientemente distesi sul supporto. Un’intavolatura che si può leggere ad occhio nudo, mentre la luce della stanza è accesa. Le parole si mescolano a diverse pennellate di vernice e a un palinsesto di colori. Il secondo grado è invece l’iridescente, versicolore e mutevole livello di lettura nella penombra, impressionistico, reso possibile dalla corona di led. Questo anello di luce genera un effetto volumetrico che sviluppa la planimetria bidimensionale in un’illusione ottica che fa emergere il cerchio e ne smussa i contorni trasformandolo nella rotazione di se stesso e generando un effetto di profondità che fa sembrare il supporto come un pianeta, una sfera fluttuante. Il terzo grado è invece il più profondo, quello misterico della completa oscurità, dopo che la superficie del pianeta si è caricata di luce, essa svela un disegno fantasmatico e fluorescente, che alla luce non è visibile. La sorpresa di questa ultima enigmatica traccia la lascio a chi vorrà prenotare una visita nei prossimi giorni. Le prenotazioni sono aperte.

                                                                                                                                         

                Mauro Di Vito (Curatore Storico dell’Arte)


                   



PROFILO CRITICO 2018

                 

 

Il dipinto del giovane artista russo-italiano Yaroslav Gamolko, che ha il titolo di Trittico, interpreta, come un Bildungsroman, le tre fasi del femminino: verginità, erotismo e maternità; l’opera è un conglomerato di tre momenti diversi, scanditi da viaggi in Bielorussia (di ritorno alla madre patria), che segnano la maturazione dell’artista. L’organicità dell’opera è quindi un costrutto posteriore, ex post, che avviene sulla scorta di ciò che è accaduto e lo salva, trasformandolo in una memoria simbolica. Si tratta non solo di un’affermazione della propria maturità sessuale, che ha attraversato tre diverse fasi esperienziali, ma parallelamente ad essa, di un’incisiva rappresentazione della propria identità artistica.


Trittico è quindi un mosaico di tele che ricompone i tasselli della propria vita artistica e sentimentale, usando dipinti nati come opere singole e montandoli insieme, come in un collage cinematografico. Il tema delle tre tele principali interpreta il soggetto iconografico di Adamo ed Eva secondo diverse varianti minime, che permettono di scandire una narrazione minimale. La lettura non ha un verso obbligato poiché vi si mescolano diversi percorsi; i tre scomparti possono essere letti da sinistra a destra, ma anche da destra a sinistra; oppure, dando maggiore importanza allo scomparto centrale, in ordine cronologico, partendo dal centro e passando da sinistra a destra come nel gesto del segno della croce. Quest’ultima lettura carica la composizione così di un valore religioso e sacrale, vicino all’iconodulia ortodossa.

 

Vi è poi una chiave di lettura inerente alle diverse tecniche artistiche, di cui Yaroslav ha fatto esperienza, in ordine da destra a sinistra, per la prima tela: l’acrilico, che richiama soltanto la campitura dello stencil sui corpi, ma che in effetti è steso a pennello, lo sfondo è invece acrilico spatolato, dai colori vivi e accesi. Per la seconda tela centrale le tecniche sono: l’acrilico steso a pennello per i corpi e l’acrilico mescolato allo spray per lo sfondo. Infine per la terza tela: l’acrilico dato a spatola per lo sfondo con qualche goccia di vernice metallica e l’olio per il corpo della donna e la testa maschile, disteso in modo grasso e pastoso.

Tutti e tre gli scomparti affrontano il soggetto binario dei progenitori Adamo ed Eva; il primo è rappresentato come una testa rasata disposta a coprire le vergogne del corpo femminile ed è il ritratto di un amico dell’artista, di origini italiane, che vive in Bielorussia; l’arcata orbitale e anche una D rovesciata, iniziale del suo nome.

Presentazione del Trittico “Uomo e Donna”

Nel primo dipinto la donna, disposta di profilo specularmente al terzo scomparto, è rivolta da sinistra verso destra, appoggia la mano destra sulla calotta cranica dell’uomo, offrendo il frutto della conoscenza del bene e del male, come se la testa stessa dell’uomo fosse la mela del Paradiso Terrestre, quasi a sancire - nell’atto della relazione amorosa tra il suo corpo nella mente dell’uomo - un vero e proprio atto di rottura e di liberazione: rottura in quanto spezza il divieto e la serratura dell’imene, generando, nel bene e nel male, una conoscenza reciproca delle due realtà eterogenee del maschile e del femminile, che prima non era in a atto, ma solo in potenza.

 Il tutto è animato da forze dinamiche che, attraverso il gesto tattile della spatola, che mescola colori brillanti sul supporto, rendono tangibili le linee di forza che sono alla base della dispersione di energie liberate da questo incontro. L’irruzione delle campiture grigie su questo sfondo iridato e versicolore è la fissazione, l’impensata forza di un legame che tutto riordina subordinandolo a sé, e rinnova l’universo in un rapporto di forze affilate, che riducono l’insensata e informe furia psichedelica dei colori a un segno significante, ideogrammatico, che diventa la cifra espressiva del Trittico, declinata in tre diverse scritture, quasi una reinterpretazione del Libro delle tre Scritture (1274 ca.), opera di Bonvesin de la Riva, precursore di Dante e primo cantore delle grandezze della città di Milano, alla quale anche Yaroslav vuole fare riferimento in un’altra sua opera monumentale dal titolo Milano_Minsk. Sulla scorta di Littel, mi viene quasi da credere che il soggetto di questo Trittico non sia la figura del busto femminile accostata a quella del volto maschile e glabro, bensì in realtà la pittura stessa, il gesto cursorio della pennello sulla tela. Ma procediamo in un’analisi calibrata dei componenti del polittico cercando di analizzarne i rapporti.

 

Primo scomparto: Opera d’apertura questo scomparto ad anta, si riferisce e si innesta nella tradizione nordica del Flügelaltar, e si apre come uno scrigno con la narrazione del peccato originale, come dell’Altare di Gent, di Jan van Eyck, in cui, le ante degli scomparti laterali estremi del registro superiore comprendono le due figure dei progenitori, Eva sostiene con la mano destra il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male.

 

 

Secondo scomparto: (nata da uno scatto fotografico che riproduce i due committenti  del dipinto, quest’opera raffigura una coppia di cui si vedono soltanto alcune parti: l’uomo è rappresentato dall’attaccatura del naso in su, di fronte al busto della donna, la cui testa è tagliata dall’inquadratura in corrispondenza della fossetta del giugulo.

In questo modo il corpo femminile sembra essere emanato e crescere come un pensiero dalla testa rasata dell’uomo, innestandosi sopra di essa, che copre appena il monte di Venere.

L’interesse della composizione giace nel gusto concettuale che allude non soltanto al legame simbolico dei modelli, sottolineato dallo stesso cromatismo, in grisaglia, quasi a fare dei due un unico corpo scolpito.

La resa stilistica del bianco e nero genera un effetto retro e richiama immediatamente il cangiantismo di Sironi.

Tuttavia il dualismo, che sussiste in modo naturale tra il pensiero dell’uomo e il corpo della donna, è evidenziato dalla campitura che richiama la partitura araldica degli stemmi nobiliari, d’oro e di rosso.

Lo stile del dipinto si rifà a una certa produzione del periodo fascista, quando la foggia dell’acconciatura maschile riprendeva le chiome molto corte del profilo calvo di Mussolini, recuperando così un’iconografia assai frequentata dagli artisti di regime (Bertelli, Sironi, Gauro Ambrosi, Dottori).

Ma oggi, per ovi motivi, quasi dimenticata. La tecnica, invece, abbandona l’usuale pratica dell’aerografia, per tornare a un colore più pastoso, steso direttamente sul supporto con pennellate e graffiture).


Il secondo dipinto, quello centrale, rappresenta l’eros, in cui il corpo vulnerabile della donna si dispone in una posa di massima vulnerabilità, sollevando al di fuori della cornice le proprie braccia, come un’odalisca impudica. Quest’opera rappresenta l’atto erotico del congiungimento carnale e consegue allo scomparto precedente, in cui la verginità identificava nell’eterno femminino l’oggetto del desiderio e della pittura. Le mani sollevate fuoricampo, per concedersi, sono il simbolo dell’amplesso erotico, mentre la centralità dell’organo genitale, velato dal capo maschile, sancisce una dichiarazione d’amore binaria, che si legge non sono nella composizione simmetrica del corpo, ma anche della complementarietà dei due valori tonali dello sfondo: il rosso e il giallo. Essi, in una prospettiva alchemica che vede il busto femminile come vaso d’elezione, sono i colori rispettivamente corrispondenti alla passione amorosa e alla raggiungimento della pienezza nell’oro filosofico.

La figura maschile è inoltre disposta a fare da scudo alla porta del piacere erotico, in modo da significare l’importanza che essa occupa e rappresenta dei suoi pensieri, ma allo stesso modo essa prende atto della propria provenienza in un moto di regressio ad uterum di rigenerazione e cooperazione finalizzato ad un’esplorazione eziologica della nostra provenienza ancestrale.

La scelta di una pittura, che lotta in se stessa con la figurazione è una scelta di libertà, che si smarca dal realismo per giocare con il gesto, inteso come atto creativo puro, molto vicino alla tradizione novecentesca dell’action painting o, per certi versi, all’arte orientale degli acquerelli sumi-e. È proprio nell’incontro di queste due tradizioni che la pittura di Gamolko si fa contemporanea e a un tempo si libera.

Terzo scomparto: Il terzo scomparto del politico è invece destinato alla rappresentazione della maternità femminile e della raggiunta maturità: le forme prosperose del busto della donna sono accostate alla tecnica ad olio, mentre lo sfondo spatolato ad acrilico si spegne rispetto alla brillantezza dei colori del primo scomparto, suo speculare, in un dinamismo vorticoso e omogeneo attraversato da bagliori dorati. La mano della donna non è più appoggiata sulla testa maschile, ma è liberamente affiancata alle anche. Un canocchiale prospettico di questo sfondo segna un diaframma tra il corpo e la testa: Si nota infatti una piccola campitura che rappresenta il tralice dello sfondo, che appare come filtrato da un pertugio in corrispondenza dell’organo femminile, quasi a simboleggiare un distacco, una maggiore indipendenza, che non è presente nelle altre tele.


 

Registro superiore: Secondo un metodo compositivo posteriore alla loro ideazione infine, sono stati accostati ai busti, a guisa di fastigio (o coronamento) tipico dei politici medievali e delle pale d’altare gotiche, tre volti femminili che non necessariamente erano stati pensati per questa sistemazione, tuttavia nelle loro scomposizioni ripetono il concetto di polittico, all’interno del polittico di cui fanno parte, e sono accostati non solo per analogie cromatiche immediatamente evidenti, ma anche per legami tematici: si suppone infatti che da destra verso sinistra i volti raffigurino (in una forma impaginativa e di scomposizione delle immagini), rispettivamente la giovinezza e l’inesperienza; la scoperta dell’erotismo e della seduzione, per poi raggiungere il più alto livello di maturazione relazionale, che trova esito nella paternità i nomi delle tre modelle disposte così come si trovano sono Marya(2016),  Anastasia(2016) e Natasha(2016); le loro rispettive iniziali vanno a comporre un acrostico, che forma la parola inglese man che significa uomo.

                                                                                         


CONTEST LOOKING FOR ART, MILANO 2018

PROFILO CRITICO 2017



Le opere di Yaroslav Gamolko presentate in questa occasione segnano una svolta nel suo percorso creativo, caratterizzato da un alto livello di sperimentalismo, che lo fa oscillare dall’iperrealismo all'astrattismo in un cosciente e determinato conato di ricerca. Il giovane artista che sta frequentando l'Accademia di Belle Arti di Brera, posseduto dalla violenza del pensiero creativo, non riuscendo a distaccarsi dall'atto della pittura, da qualche anno sta esercitando i suoi talenti, al fine di trovare il solco stilistico più proficuo.


Nel tentativo di ordinare i processi creativi che sono sottesi a questa mostra, ho cercato di isolare alcuni concetti che inverano il complesso corpus di opere qui esposte.  Inizialmente, nelle prime opere, a livello tecnico si registra un approccio accademico ai volti femminili, sempre caratterizzati da una divisione lungo la linea di simmetria, quasi a segnare il discrimine tra desiderio e possesso. Si tratta di immagini iconiche, che sono alla base di una successiva rielaborazione, attraverso lo svincolamento del tratto disegnativo e che crescono sulla superficie del supporto, locupletate da colori e schizzi, ripetizioni minimali e rovesciamenti, specchiamenti e riflessi, ottenuti con varie tecniche. Il forte impulso a questa mise en abyme dell'immagine del volto femminile è in realtà frutto dell'omaggio a Guido Duty Gorn un artista writer milanese, molto ammirato da Gamolko, che, in maniera del tutto sperimentale ripete anche la sua tecnica di scomposizione del supporto su diversi piani, detta Poly(ecle)ctic.

Il tema della rappresentazione del volto e del corpo femminile è molto importante nella produzione del giovane artista.  Si può notare come il volto raffigurato in forma disegnativa si è in seguito variamente rielaborato non solo attraverso tagli e scomposizioni, ma anche grazie a una tecnica di maschere e aerografie che si sovrappongono in un palinsesto molto spesso commisto a scritte o riprese di glifi e simboli.


Il colore è molto importante, successivamente al distacco delle forme disegnative,  infatti, tutto l'espressionismo delle tele è giocato sul colore e sulla pittura zonale, quasi a trasformare i volti in carte geografiche e segni convenzionali che riprendono le linee orografiche, in cui il volume è appiattito sul supporto bidimensionale. Con un'attenzione meticolosa e precisa alle specchiature della luce del chiaroscuro sul volto, fino a ricreare della nostra percezione, l’i immagine scomposta della donna.  Alcuni di questi dipinti , che non raffigurano volti femminili, mostrano simboli di potere, e si suddividono in tre tipologie: i volti di Putin, la deflorazione e gli schizzi astratti. Questi ultimi riprendono sia la gestualità spontanea del drip-painting alla Pollock, sia le tecniche di marmorizzazione.


Nella serie dei volti di Putin si assiste a una vera e propria iconizzazione di Vladimir Putin presidente della federazione Russa, che viene glorificato come una figura di condottiero rinascimentale o uomo illustre, alla stregua dei ritratti di condottieri di matrice medievale, ma  secondo modalità figurative proprie della pittura pop. Per questo motivo e si può notare la presenza di alcuni interventi di contaminazione della figura del suo volto, di volta in volta declinata trasformata in senso del tutto a post-moderno e globalizzato, in cui si riconoscono fasci di luce bianca come energie fulminee che incorniciano il viso, quasi ridotto a figura sacrale, circonfusa di un nimbo o di un’ aureola di luce. La santificazione del personaggio pubblico tuttavia, ha il suo Doppelganger, riconoscibile nella trasformazione dello spettro cromatico come in una termografia a infrarossi, in cui emergono le qualità luciferine, negli irraggiamenti di temperatura che si stendono sul volto del politico. Si tratta di una vera e propria Apokolokyntosis una specie di operazione satirica che vede la prosopografia caricarsi di ulteriori stratificazioni posticce.

Che lo trasformano in un teschio messicano, o teschio di zucchero, ripetuto più volte in diverse varianti, che richiama la ripetizione dell'esposizione dei teschi dei prigionieri di guerra, o delle vittime sacrificali, secondo un costume diffuso presso le popolazioni azteche, di esporre teli resti su un telaio in legno detto tzompantli. Si percepisce quindi, nella continua ripetizione del tema, l'impossibilità di ridurre argomenti complessi alla verità, e ne consegue un’ accettazione dello status quo attraverso la trasformazione del volto di Putin in un amuleto, facente parte della sfera del sacro, che s’immola sull'altare del potere, in cui viene completamente trasfigurato in qualcosa altro da sé. Sia per le sue gesta eroiche, sia per le accuse che inevitabilmente colpisco della sua persona. Sembra che vi sia un'identificazione da parte dell'artista in questa figura di potere che regge la sua patria, ma che è spesso demonizzato dall'Europa Occidentale, dove l'artista risiede da anni ormai.


Nel dipinto “Grande Deflorazione”, che è risultato di una serie di prove che hanno come soggetto la rappresentazione della vagina, si mescolano schizzi e glifi di nature femminili in un palinsesto di dripping di diversi colori, che giungono a marmorizzare la superficie del supporto in cartone, su una campitura sfumata che va dal celeste al blu oltremare. Il risultato è una surreale carta da parati in cui uno sciame di grandi labbra - fluttuando in un Cosmo mattutino - si sovrappone in tralice a macchie di colori che brillino come galassie e si compenetrano alla ripetizione minimale nel tentativo di mostrare il segreto della vita, in un senso quasi biologico, che grazie alla metamorfosi visuale non presenta nessun tipo di volgarità, poiché è concettualizzata.


Un’altra figura fondamentale per la Building umanistica di Gamolko è il pittore iconografo bielorusso Ales Pushkin, che egli non esita a ritrarre in un contesto metropolitano di street art. Con una bandiera iridata che si stempera in gocce di colore che colano su un pavimento di scritte fluorescenti, contesto che è del tutto estraneo allo stile del maestro, ma che serve attraverso il gioco di opposti, a comprendere le validità del proprio messaggio e a mettersi alla prova. E’ proprio attraverso questo meccanismo concettuale che si deve intentare la lettura del messaggio morale del giovane artista: sono infatti i contrasti, nel sistema di valori che caratterizzano la sua doppia identità culturale, chi gli permettono di crescere e comprendere il mondo, in un inesausto tentativo di decostruzione e analisi di ciò che lo circonda.

 

             Mauro Di Vito (Curatore e Storico dell’Arte)



PROFILO CRITICO 2014


“Insieme per il ponte “


L’opera giovanile di Yaroslav Gamolko, come è giusto che sia, collauda e scandaglia tutte le tecniche possibili ed è caratterizzata da un alto livello di sperimentalismo. Data la sua giovane età, le principali linee di influenza che inverano il suo linguaggio artistico sono diverse e variegate. È davvero prematuro operare un discorso critico sulla sua produzione, tanto esigua quanto caratterizzata da una disomogeneità che abbatte il concetto omeostatico di stile e fedeltà a se stessi. Egli è uno sperimentatore e si adatta di volta in volta al compito che gli è stato assegnato, ma presenta peculiarità che lo rendono adatto al lavoro di gruppo e all’apprendimento. È indubbio, infatti, che fin dai primi lavori si possa ravvisare un forte intento verso la correttezza formale della copia, attuato per l’assimilazione di una padronanza tecnica che non è troppo rispettosa dello spirito e del contenuto, ma che si piega, a seconda delle esigenze del committente, alle istanze da perseguire, anche a discapito dell’originario codice illocutivo assegnato dal tema. Si tratta quindi di una forma attitudinale che vira verso la progettazione funzionale più che rivolgersi all’espressione artistica più profonda. Una risposta al mondo dell’arte contemporanea, molto confuso e ormai privato di quello statuto classicista di cui si servivano gli artisti nelle epoche passate. Lo sperimentalismo di Gamolko non è mai concettuale, ma sempre tecnico e declinato doverosamente alla contingenza attuale.


Ciò non significa che in alcune sue opere, e nell’attenzione del suo sguardo, vi siano i semi di un interesse profondo nei confronti della figura mitica dell’artista, in particolare i grandi genî del Rinascimento italiano e quelli del Novecento russo. Ancora una volta l’adesione a queste istanze artistiche non è misurata da una effettiva emulazione dei risultati contenutistici, dai quali è palesemente slacciata, ma soltanto da una profonda e sperimentale rimessa in gioco delle forme stilistiche e del linguaggio espressivo, considerate nella loro aura e nella loro fortuna attuale. Si tratta quindi di una proteiforme riappropriazione delle proprie origini (quelle russe, del Suprematismo) mescolata e contaminata dal sempreverde mito rinascimentale italiano, una forma di adattamento e assorbimento culturale tipico di chi voglia soprattutto pensare a creare un proprio linguaggio originale che si adatti ad ogni concetto.


Se dovessi cercare di sintetizzare in poche parole la produzione artistica di questa giovane promessa, direi che egli sta costruendo ancora il proprio esoscheletro, all’interno del quale lasciar crescere l’ apparato muscolare di un organismo non ancora del tutto conforme. Ma, per certo, la struttura ossea e il modo di adattarsi alle commesse sono segnali più che eccellenti e patenti della sua sicura sopravvivenza in senso darwiniano. L’esempio sul quale vorrei soffermarmi è l’interazione con l’artista pavese Stefano Bressani. All’interno di un progetto pubblico di comunicazione sul Ponte Coperto di Pavia, Stefano aveva proposto alla classe del liceo artistico di Yaroslav una sua opera che raffigurava il monumento. I giovani allievi avrebbero dovuto rielaborarlo sia dal punto di vista strutturale che cromatico. Tra tutti i lavori, Stefano avrebbe scelto una delle reinterpretazioni proposte dai ragazzi per ri-produrla con la sua innovativa tecnica dello stiacciato tessile musivo. E tra tutti i lavori quello di Yaroslav emergeva per politezza formale e sensibilità alle linee stilistiche dell’opera di Stefano. Sia per una coincidenza fortuita sia per un’attenzione reciproca, Yaroslav ha saputo leggere le linee guida dello stile di Stefano, riconoscendovi le istanze collaborative che erano già in nuce nel messaggio dei Suprematisti. Liberata la forma litica del ponte dalle sue finalità estetiche, Yaroslav ha trasformato il prospetto in un capriccio di sensibilità plastiche, riflesse da una griglia cromatica ardita quanto tetragona.


Suddividendo la campitura del quadrato in nove quadrati più piccoli egli ha sezionato anche l’astro presente nel dipinto sottoforma di cerchio in due spicchi speculari. I toni forti e opachi del colore che ha saputo stendere con perizia e precisione quasi maniacale sono il risultato di un impegno calligrafico e geometrico, difficilmente ottenibile con strumenti manuali. La linearità scompositiva è una delle caratteristiche della marca stilistica di Bressani, che Gamolko ha saputo cogliere, grazie alla sua sensibilità squisitamente geometrizzante.


Aggiungerei che la libertà espressiva che abbiamo appena analizzato nel geometrismo settario della decostruzione del ponte coperto, si esplicita nel disegno a mano libera nell’ accentuato dinamismo espressivo del disegno a mano libera di alcuni ritratti, che uniscono la libertà fulminea e scazonte del ductus disegnativo alla precisione somatica, con esiti impressionistici e di singolare unicità.

         

             Mauro Di Vito (Curatore e Storico dell’Arte)



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